Il nostro Paese si distingue per i propri patrimoni culturali ed artistici nel mondo.
Spesso questi beni non sono sufficientemente valorizzati per come meritano specie nelle aree suburbane, le quali necessitano di maggiore visibilità per migliorare attrattività turistica e impatto socio economico.
Con questo progetto intendiamo VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE ITALIANO favorendo la creazione di percorsi tra le risorse naturali e culturali della nostra regione in particolare, e lo sviluppo di strumenti tecnologici che portino un valore aggiunto a favore della miglior fruizione e conoscenza del territorio da parte dell’utente.
Itinerari
Bracciano e dintorni
Le Tappe del Percorso Bracciano e dintorni
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I paesi sul lago di Bracciano
- Anguillara Sabazia - Trevignano Romano - Manziana - Canale Monterano - Cerveteri - Ladispoli - Tolfa - Allumiere - Sutri
Il Lago di Bracciano
Il Lago di Bracciano, detto anche Lago Sabatino (latino: Lacus Sabatinus) è un lago di origine vulcanica situato nell’area nord della provincia di Roma. L’area del lago di Bracciano e del vicino Lago di Martignano, anch’esso di origine vulcanica, caratterizzata da un particolare valore naturalistico, è compresa nel Parco Regionale di Bracciano – Martignano. Nonostante l’aggressione urbanistica, infatti, la zona conserva ancora tratti di vegetazione riparia e aree di foresta più estese; la presenza di tali habitat favorisce la presenza di numerose specie dell’avifauna acquatica e non. Le acque del lago, infine, sono particolarmente ricche di pesci, grazie anche al fatto che una legge regionale impedisce la navigazione a motore, con esclusione del battello che effettua servizio stagionale fra i tre centri del bacino: Bracciano, Trevignano Romano ed Anguillara Sabazia. Sul fondo del lago numerosi rinvenimenti attestano insediamenti protostorici, come quello vicino Vicarello (Bronzo Medio), quello di Sposetta (Bronzo Medio e Bronzo Recente), o quello di Vigna Grande che raggiunge l’età del ferro.
Nei pressi di Anguillara è stato rinvenuto un importante villaggio sommerso del neolitico, vissuto per circa 500 anni dal 5700 al 5200 a.C., con grandi case rettangolari (ne sono state scavate 7) disposte ordinatamente, presumibilmente su un’area di 25.000 mq e abbandonato improvvisamente forse per un’inondazione. I resti che permettono di risalire all’economia e alla dieta del gruppo (semi di grano e orzo, ossa di capra, pecora, cane) in molti casi infatti si trovano ancora negli strati di abbandono e nei vasi. Un caso di ossa e cereali ritrovati nello stesso vaso fa pensare ad un alimento in fase di cottura nel momento in cui si scatenò l’evento finale. Non mancava la frutta: mele, prugne, lamponi, fragole e ghiande. Ancora incerta l’ipotesi che già si producesse vino. Inoltre la presenza del lino fa pensare alla coltivazione a fini tessili, mentre non si può stabilire a cosa servisse il papavero sonnifero, da cui si ricava l’oppio. Lo strumentario comprende asce di pietra, falcetti di legno con lama di selce, lame di ossidiana, ceramiche decorate ad impressioni cardiali (con l’orlo della conchiglia Cardium o cuore), oppure dipinte con motivi rossi, neri o bianchi. Tra i reperti più importanti finora resi noti, barchette di ceramica, piroghe scavate svuotando tronchi di quercia (una esposta a Roma nel Museo Preistorico Etnografico L. Pigorini è lunga 10.5 m) e una statuetta di pietra raffigurante una donna, forse la “dea madre”. L’abitato si trova in località “la Marmotta”, a 7,5 metri di profondità e a 350 metri dalla riva attuale e pertanto lo scavo subacqueo, diretto da Maria Antonietta Fugazzola, risulta molto difficile. Secondo una ipotesi degli archeologi, piuttosto che di un complesso che, grazie al suo ottimo stato di conservazione attesta i caratteri delle manifestazioni centroitaliane dell’epoca, si tratterebbe dello stanziamento di “coloni” provenienti dal Mediterraneo orientale.
Come arrivare:
In treno-
ore: 1,10
Linea FM3 in partenza ogni 30 minuti da Roma Ostiense direzione Viterbo(ca. 10 fermate urbane)
In auto-
Autostrada A1 Milano-Roma km. 55
Uscita Magliano Sabina
10 km. Civita Castellana
11 km. Nepi
06 km. Cassia direzione Roma
06 km. Uscita settevene
11 km. Trevignano
11 km. Bracciano
Aeroporto di Fiumicino km. 52
Autostrada per Roma
05 km. Uscita autostrada A12
direzione Civitavecchia
28 km. Uscita Cerveteri
03 km. Cerveteri
16 km. Bracciano
Roma nord km. 33
Grande Raccordo Anulare
Uscita n.5 Cassia Veientana (Cassia-bis) direzione Viterbo
15 km. Uscita Cesano
03 km. Stazione di Cesano
03 km. Osteria Nuova
12 km. Bracciano
Roma est km. 41
Grande Raccordo Anulare
Uscita n. 1 Aurelia direzione Civitavecchia
20 km. Uscita Ceri
09 km. Ceri
12 km. Bracciano


Storia di Bracciano e del suo castello
Sulle origini di Bracciano non si hanno notizie certe. Molto probabilmente si trattava di un borgo, sorto lungo il tracciato di un ramo secondario dell’antica via Clodia, intorno ad una delle tante rocche e torri che i nobili del X secolo costruivano per difendersi dalle invasioni dei saraceni. Lo stesso nome “Castrum Brachiani” che risulta nei rari e frammentari documenti del periodo, denota l’origine militare del luogo. Verso la fine dell’XI secolo il territorio di Bracciano divenne proprietà della famiglia dei di Vico, che trasformò la torre in una rocca e realizzò nuove fortificazioni. Il territorio fu in seguito venduto dai Vico all’ospedale di Santo Spirito in Sassia divenendo poi, nel 1375, proprietà della Chiesa. Nel 1419 papa Martino V cedette il feudo ad un ramo della famiglia Orsini, quello di Tagliacozzo. Da allora il modesto borgo di pescatori ed agricoltori legò i suoi destini ad una delle famiglie più potenti, trasformandosi in una fiorente cittadina; lo stesso castello, una delle più mirabili opere di architettura militare dell’epoca, è diventato il più caratteristico simbolo di Bracciano. Sull’omonimo lago si affacciano altri due paesi (Anguillara e Trevignano). La legenda narra che sotto al lago di origine vulcanica, c’è una parte della città sommersa dall’acqua e la parte rimasta fuori dal lago sarebbe denominata Bracciano in seguito alla forma presa.
Bracciano è uno splendido paesino di circa 15.000 abitanti. Conosciuto in tutto il mondo, è famoso per l’omonimo Lago e soprattutto per il famoso Castello Orsini-Odescalchi meta di turisti e personaggi famosi per festeggiare le proprie ricorrenze. (Tom Cruise, Eros Ramazzotti), situata fra Roma e Viterbo, che offre particolari bellezze sia dal punto di vista naturalistico (lago, parco naturale, giardini botanici) che storico-artistico (castello Orsini-Odescalchi del sec. XV, centro storico, Chiesa di S. Maria Novella, Duomo, Museo Storico dell’Aeronautica Militare). Nelle immediate vicinanze (15 min. di macchina) sono visitabili siti etruschi di grande interesse archeologico come Cerveteri e Pyrgi. Sono raggiungibili in soli 20 minuti il mare e le splendide spiagge del litorale tirrenico (Santa Severa, Cerenova). Il Lago di Bracciano ospita numerosi circoli velici ed è uno dei più noti campi di regata internazionali. Un battello effettua nel periodo estivo il giro del lago, permettendo la visita dei paesi rivieraschi, Trevignano ed Anguillara. Oltre agli sport nautici (Wind-surf, canoa) il territorio offre escursioni a cavallo o in bicicletta, piscine, campi da tennis, calcetto, minigolf e manifestazioni folcloristiche come il “Presepe vivente”, la Sacra rappresentazione della “Passione” il Venerdi Santo e “l’Agosto Braccianese” nel Centro storico. ll Lago di Bracciano è di origine vulcanica e la massima profondità e di 160 mt. Ha un emissario, il fiume Arrone che sfocia nel mar tirreno nei pressi di Fiumicino. Il Lago di Bracciano, detto anche Lago Sabatino (latino : Lacus Sabatinus ) è un lago di origine vulcanica situato nell’area nord della provincia di Roma . L’area del lago di Bracciano e del vicino Lago di Martignano , anch’esso di origine vulcanica, caratterizzata da un particolare valore naturalistico, è compresa nel Parco Regionale di Bracciano – Martignano. Nonostante l’aggressione urbanistica, infatti, la zona conserva ancora tratti di vegetazione riparia e aree di foresta più estese; la presenza di tali habitat favorisce la presenza di numerose specie dell’avifauna acquatica e non. Le acque del lago, infine, sono particolarmente ricche di pesci, grazie anche al fatto che una legge regionale impedisce la navigazione a motore, con esclusione del battello che effettua servizio stagionale fra i tre centri del bacino: Bracciano , Trevignano Romano ed Anguillara Sabazia . Sul fondo del lago numerosi rinvenimenti attestano insediamenti protostorici, come quello vicino Vicarello (Bronzo Medio), quello di Sposetta (Bronzo Medio e Bronzo Recente), o quello di Vigna Grande che raggiunge l’età del ferro. Nei pressi di Anguillara è stato rinvenuto un importante villaggio sommerso del neolitico, vissuto per circa 500 anni dal 5700 al 5200 a .C., con grandi case rettangolari (ne sono state scavate 7) disposte ordinatamente, presumibilmente su un’area di 25.000 mq e abbandonato improvvisamente forse per un’inondazione. I resti che permettono di risalire all’economia e alla dieta del gruppo (semi di grano e orzo, ossa di capra, pecora, cane) in molti casi infatti si trovano ancora negli strati di abbandono e nei vasi. Un caso di ossa e cereali ritrovati nello stesso vaso fa pensare ad un alimento in fase di cottura nel momento in cui si scatenò l’evento finale. Non mancava la frutta: mele, prugne, lamponi, fragole e … ghiande. Ancora incerta l’ipotesi che già si producesse vino. Inoltre la presenza del lino fa pensare alla coltivazione a fini tessili, mentre non si può stabilire a cosa servisse il papavero sonnifero, da cui si ricava l’oppio. Lo strumentario comprende asce di pietra, falcetti di legno con lama di selce, lame di ossidiana, ceramiche decorate ad impressioni cardiali (con l’orlo della conchiglia Cardium o cuore), oppure dipinte con motivi rossi, neri o bianchi. Tra i reperti più importanti finora resi noti, barchette di ceramica, piroghe scavate svuotando tronchi di quercia (una esposta a Roma nel Museo Preistorico Etnografico L. Pigorini è lunga 10.5 m ) e una statuetta di pietra raffigurante una donna, forse la “dea madre”. L’abitato si trova in località “ la Marmotta ”, a 7,5 metri di profondità e a 350 metri dalla riva attuale e pertanto lo scavo subacqueo, diretto da Maria Antonietta Fugazzola, risulta molto difficile. Secondo una ipotesi degli archeologi, piuttosto che di un complesso che, grazie al suo ottimo stato di conservazione attesta i caratteri delle manifestazioni centroitaliane dell’epoca, si tratterebbe dello stanziamento di “coloni” provenienti dal Mediterraneo orientale.
Il Castello Orsini Odescalchi
Ad uno sguardo di distanza da Roma, presso la sponda meridionale del lago di Bracciano, sorge maestoso il Castello Odescalchi, una tra le più belle dimore feudali d’Europa.
Realizzata a partire dalla seconda metà del ‘400 la costruzione è ideale punto d’incontro tra architettura militare e civile. Museo storico che accoglie decine di migliaia di visitatori l’anno, location per eventi privati, convention, e manifestazioni culturali, il castello di Bracciano, maniero quattrocentesco tra i più grandi in Europa, rappresenta un importante polo di attrazione culturale. Aperto al pubblico dal 1952 per volontà del principe Livio IV Odescalchi, oggi il Castello di Bracciano costituisce una realtà dinamica, che concilia la propria vocazione museale con un’intensa attività nell’ambito dell’organizzazione di eventi, utili alla valorizzazione del Bene e capaci di dar vita ad un circolo virtuoso che permette di non trascurare un sapiente e costante lavoro di tutela e restauro.


I paesi sul lago di Bracciano
Anguillara Sabazia
Anguillara prende il suo nome da una antica villa di epoca romana chiamata “Angularia”, perché sorta proprio dove la costa forma un angolo retto. La sua storia fu legata per molti secoli a quella della famiglia degli Anguillara e se ne ha una prima notizia nell’XI secolo riguardante un insediamento militare. Gli Anguillara possedevano palazzi anche a Roma e quindi non risedevano costantemente sul lago. Non erano nemmeno troppo amati dalla popolazione locale a causa della loro arroganza ed anche per il fatto che sembra, abbiano spesso esercitato il brigantaggio, forse favoriti dalla posizione del castello che trovandosi ad un crocevia per Roma dominava il continuo passaggio di mercanti e pellegrini. La famiglia mantenne il feudo fino al 1488, anno della morte dell’ultimo degli Anguillara. Il castello era da tempo ambito da Gentil Virginio Orsini d’Aragona, il quale essendo signore di Bracciano avrebbe volentieri allargato il suo dominio sul lago. Innocenzo III consegnò il feudo a Franceschetto Cybo, suo figlio naturale, che alla morte del Pontefice lo cedette per 40.000 ducati d’oro a Gentil Virginio. Da quel momento Anguillara divenne oggetto di una lunga disputa tra il Papa Alessandro IV Borgia e gli Orsini, che tra alterne vicende riuscirono ad ottenere il feudo stabilmente solo con Giulio II. Nel 1693 il possesso del territorio era passato dalle mani degli Orsini a quelle dei Grillo, poiché gli Orsini, ormai soffocati dai debiti, avevano dovuto cedere Bracciano agli Odescalchi e Trevignano ed Anguillara a due membri della famiglia Grillo: Anguillara passò a Francesco Grillo dè Mari, duca di Mondragone. Dalla fine del Settecento non si hanno notizie del paese se non in forma frammentaria.
IL TURISMO E IL FOLKLORE
Negli ultimi decenni Anguillara è tornata ad essere una meta turistica particolarmente ambita dai romani e gli stranieri non solo per il fine settimana. Infatti, sul lungolago sono sorte ville residenziali e sono state acquistate vecchie case nel centro storico da utilizzare come seconda residenza. Inoltre il lungolago fino a Vigna di Valle, frequentatissimo nel periodo estivo e dove si può visitare il famoso museo dell’aeronautica, offre per i numerosi turisti moltissimi servizi quali bar, pizzerie, campeggi, minigolf, tennis, calcetto, pesca sportiva e tanti altri svaghi per passare il tempo libero e una bella vacanza. Molte le manifestazioni e gli appuntamenti dedicati al folklore locale; tra le tante ricordiamo L’Infiorata (giugno, Corpus Domini), la Sagra del Pesce (giugno, luglio), la Festa di Settembre e il celebre Palio dei Rioni (settembre), l’Estate Insieme (agosto), Anguillara Produce (giugno) ed altre manifestazioni collaterali intente a mettere in evidenza il lato culturale del paese che, appunto per la sua posizione geografica, diventa naturalmente un polo culturale non indifferente.
Il paese situato sul lago in posizione pittoresca ha mantenuto nel centro il suo impianto medioevale. Il corso principale lo attraversa in linea retta salendo sino alla Chiesa della Collegiata. L’accesso è custodito da una porta del XVI secolo con l’arco a bugne, spesso circa 5 metri e sormontato da un orologio. Sulla sinistra la piazzetta si allarga verso il belvedere abbellito dalla “Fontana delle Anguille”, sulla destra si affaccia il cinquecentesco Palazzo Baronale, oggi sede del Comune, dove si conservano pregevoli affreschi recentemente restaurati. Dietro il palazzo si ergono i bastioni del Torrione Medioevale oggi sede del Museo della Civiltà Contadina e della Cultura Popolare “Augusto Montori”. Per una cordonata si raggiunge la Chiesa dell’Assunta che conserva una “Madonna col Bambino”, una “Assunzione” del Muziano ed alcuni Angeli del quattrocento. Nella parte bassa si trova la Chiesa di San Biagio, patrono della città. Sulla riva del lago nella Chiesetta di S. Maria delle Grazie si venera l’effigie di una Madonna che nel 1796 avrebbe miracolosamente mosso gli occhi. Poco distante dal centro storico le Chiese di san Francesco del XV secolo ricolma d’affreschi pregiati e la piccola Chiesetta della Trinità, in fase di restauro. Nelle vicinanze d’Anguillara si trovano resti di ville romane, le “Mura di Santo Stefano” e i “Muracci di Sant’Andrea”.
Trevignano Romano
Circa 20 milioni di anni fa la regione del Lago di Bracciano era invasa da paludi e pianure sabbiose spesso invase dal mare. 4 milioni di anni fa, l’assetto venne sconvolto da una serie di eruzioni vulcaniche che formarono i monti della Tolfa e Ceriti. Ma fu nel periodo compreso tra 1 milione e 500.000 anni fa che un’altra serie di eruzioni diede la forma alla zona che oggi osserviamo. Infatti la grande attività eruttiva di quell’era geologica svuotò i bacini e i depositi di magma sotterranei, i terreni sovrastanti sprofondarono di conseguenza, creando delle depressioni di forma circolare. Ed è proprio quando queste depressioni si riempirono di acqua che si formarono i laghi della zona fra cui quello di Bracciano. Il lago quindi non è contenuto nella bocca di un vulcano ma nella buca creata dallo sprofondamento del terreno, le bocche di alcuni crateri sono forse quelle che formano i golfi adiacenti a Trevignano ed Anguillara. Con il passare dei secoli il lago ha avuto modo di assestarsi e oggi sono pressoché assenti fenomeni come i mulinelli tipici dei laghi artificiali. Eretto verso il 1200 per ordine del papa Innocenzo III, il castello fu in seguito reso più possente sotto gli Orsini. Erano tre le cinte murarie che dal lago alla sommità della collina difendevano il borgo. Sul lato nord la fortezza era difesa da una trincea che la separava dall’altipiano antistante, mentre a sud la difesa naturale era il lago. Le distruzioni arrecate dai soldati del Borgia nel 1497, l’incuria cui è stata per secoli lasciata, l’offesa delle intemperie e alcune piccole scosse telluriche, hanno ridotto oggi questa poderosa fortezza ad un cumulo di rovine.
Recentemente il territorio circostante è stato riassestato e oggi è possibile accedere ai ruderi attraverso un sentiero. L’edificio della chiesa è situato sopra il centro storico, e vi si apprezza un panorama stupendo. La chiesa fu eretta verso il 1500 e dedicata alla Madonna Assunta in cielo, sulle fondamenta di un antico edificio sacro in stile gotico, venne poi ristrutturata completamente negli anni dal 1780 al 1794 dall’architetto Pelucci. Il campanile è stato ricavato da una delle torri della rocca e conteneva 4 campane, oggi ne restano solo due; una completamente restaurata per via di una spaccatura. All’interno si possono osservare opere di un certo interesse, sicuramente però la più importante è l’ affresco dell’ abside che ha come soggetto la dormizione, o morte, della Madonna e la sua assunzione e incoronazione in cielo. L’opera venne compiuta nel 1517 da un pittore della scuola di Raffaello.
Trevignano Romano, pur stando sulle sponde del lago di Bracciano non conta molti circoli nautici come la vicina Anguillara Sabazia o Bracciano tuttavia alcuni sono molto attivi come il circolo 3V diretto dal discendente dell’olimpionico Maltagliati o l’Albatros, molto noto in zona per aver portato ai mondiali di Dragoon Boat la propria squadra femminile, più volte campione d’Italia. Molto seguita nella zona trevignanese è anche una sorta di “voga longa” in canoa che ogni estate si svolge tra Trevignano ed Anguillara oltre al tradizionale palio di Dragon Boat tra le diverse squadre lacustri tra cui anche l’Eliot di Anguillara Sabazia. Molto affiatato è anche il gruppo dei surfisti che soprattutto d’inverno praticano questo sport velico che in tali condizioni meteorologiche diventa più che mai “estremo”. In questo caso l’appuntamento classco è in località “porticciolo” ovvero una rotonda situata poco prima dell’ingresso in paese e che un tempo doveva essere l’approdo per un piccolo porticciolo turistico e dedicato alle attività di pesca lacustre: oramai è diventato un semplice parcheggio o un cantiere a cielo aperto per la manutenzione della chiatta d’acciaio utilizzata per la seguitissima festa dell’Assunta, la notte del 15 agosoto. L’iniziazione alla vela e alla canoa olimpica viene impartita anche da Stefano Bertoldi, già istruttore presso il Circolo Velico Lucano di Policoro e oggi nello staff della Peter Pan Animazione e da alcuni anni residente a Trevignano Romano. La vocazione velica poco sviluppata, almeno per quanto riguarda l’organizzazione di regate o per numero di praticanti è invece ampiamente compensata dalla numerose opportunità legate al trekking e alla mountain bike in particolare per l’ampia offerta di percorsi intorno al monte più alto del lago di Bracciano (Rocca Romana).
Da non dimenticare anche il parapendio che sulle colline dietro il paese ha una delle maggiori basi di partenza a Nord di Roma: la caratteristica del posto da cui si lanciano molti atleti ed appassionati è che le correnti dinamiche che soprattutto d’estate spirano da ponente e scorrono lungo la montagna consentono ai parapendii di elevarsi in volo e librarsi in quota fin quando il vento lo permette e conseguentemente di atterrare nello stesso luogo di partenza. Spesso si librano in volo anche fino a 6-7 parapedii contemporaneamente. Ad ogni modo, tra windsurf, parpendio e canoa, Trevignano Romano, si pone anch’esso nell’elenco delle piccole località dell’hinterland romano che maggiormente offroooccasioni e luoghi per fare sport a contatto con gli elementi terra, acqua ed aria.
Il Castello
Eretto verso il 1200 per ordine del papa Innocenzo III, il castello fu in seguito reso più possente sotto gli Orsini. Erano tre le cinte murarie che dal lago alla sommità della collina difendevano il borgo.
Sul lato nord la fortezza era difesa da una trincea che la separava dall’altipiano antistante, mentre a sud la difesa naturale era il lago. Le distruzioni arrecate dai soldati del Borgia nel 1497, l’incuria cui è stata per secoli lasciata, l’offesa delle intemperie e alcune piccole scosse telluriche, hanno ridotto oggi questa poderosa fortezza ad un cumulo di rovine. Recentemente il territorio circostante è stato riassestato e oggi è possibile accedere ai ruderi attraverso un sentiero.


Manziana
Questo paese di oltre 6 mila abitanti si trova, immerso nel verde, a poco più di quaranta Km da Roma, a 369 m. sul livello del mare. Si può raggiungere facilmente da Roma percorrendo la strada Cassia in direzione Viterbo fino al bivio per la Braccianese Claudia nei pressi de La Storta e guidando per altri 20 Km fino a raggiungere e superare Bracciano, accogliente paese limitrofo che ospita il bellissimo Castello Orsini – Odescalchi, e si affaccia sul Lago di Bracciano contornato da altri meravigliosi paesi, quali Trevignano Romano e Anguillara Sabazia. Nei pressi della piazza principale del paese si trova la stazione ferroviaria Manziana/Canale Monterano che permette di arrivare alla stazione di Roma Ostiense in poco più di un’ora, grazie alla nuova linea ferroviaria metropolitana.
Manziana è un paese antico, nato poco più di quattrocento anni fa, grazie alla colonizzazione che iniziò intorno alla metà del XVI sec. ad opera del S. Spirito, solido ordine religioso che aveva costruito in Roma un ospedale per l’assistenza ai poveri, ai malati e ai trovatelli abbandonati all’entrata dell’ospedale stesso. Il Precettore del S. Spirito, Bernardino Cirillo, offrì mezzo rubbio di terreno (poco meno di un ettaro) da disboscare e coltivare in cambio di un quinto del prodotto a tutti coloro che accettavano di trasferirsi sul posto, e così arrivarono contadini e boscaioli dalla Toscana, dall’Umbria, dalle Marche ed in qualche caso dal Nord Italia. Dalle prime Capanne nacque un centro abitato permanente che si diede in breve tempo un’autoregolamentazione civica e assunse il nome di Manziana, dalla Sylva Mantiana il grande bosco ai margini del quale nacque il paese. Nel corso dei secoli la vita della piccola cittadina proseguì in condizioni migliori rispetto ad altri centri del Lazio, vittime della grave decadenza economica e demografica dovuta alla Controriforma e all’influenza spagnola.
Canale Monterano
Il territorio di Monterano rappresenta una delle zone più interessanti del Lazio, è ricco di memorie storiche e da qualche anno fa parte delle Aree Protette Regionali. Monterano è stato abitato per un periodo molto lungo sin dall’età del bronzo.
Questa città ebbe due momenti di grande rilevanza storica: in epoca etrusca, durante la quale ebbe un grande sviluppo economico e culturale, e in epoca altomediovale, durante la quale fu sede episcopale di una diocesi piuttosto vasta che si estendeva dal lago di Bracciano ai monti della Tolfa. Intorno alla seconda metà del ‘600 la famiglia Altieri diventa proprietaria del feudo e diede l’incarico a Gian Lorenzo Bernini di migliorare l’aspetto urbanistico della città. L’architetto progettò la chiesa e il convento di San Bonaventura e la facciata del palazzo ducale con la splendida e mirabile fontana del Leone . Quest’ ultimo è diventato il simbolo della storia e delle tradizioni del Comune di Canale Monterano. Oggi sia la fontana che il Leone del Bernini possono essere ammirate rispettivamente nella piazza del Comune e all’interno dell’edificio comunale di canale Monterano. Circa un secolo dopo, alcune truppe francesi che occupavano lo stato pontificio assalirono Monterano, già spopolato a causa dell’insalubre aria, causando l’abbandono da parte degli ultimi abitanti che si trasferirono nel nucleo abitato di Canale e Montevirginio.
Monterano, una delle città morte più belle del Lazio, si differenzia grazie ai resti scenografici di un castello, di una chiesa e di uno straordinario acquedotto romano ad arcate e soprattutto grazie al territorio incontaminato di grande fascino e rarità ambientale all’interno del quale è inserita. Un’altra particolare caratteristica di questo territorio è data dal fatto che è inciso profondamente da corsi d’acqua, il più cospicuo è il torrente del fiume Mignone che nasce dai Monti Sabatini e sfocia nel mare di Tarquinia, con un percorso di circa 62 km. Nel tratto della Riserva Naturale Regionale Monterano , le sue acque ospitano ricche specie di invertebrati e un’importante flora che consente di vivere all’ecosistema circostante. Le sponde del fiume sono bordate da stupendi boschi formati da salici, pioppi e ontani. Gli animali che troviamo qui sono il Martin Pescatore, la biscia d’acqua, anfibi, la testuggine di palude. Canale fu fondato alla fine del’500 non solo da coloni toscani e umbri che erano stati chiamati, dai proprietari terrieri per disboscare la selva e recuperare nuove terre ma anche dagli stessi abitanti di Monterano i quali volevano stabilirsi in un luogo meno isolato e più salubre da quello in cui si trovavano. Le prime abitazioni di Canale erano costituite da capanne molto simili a quelle che venivano usate in campagna per uso agricolo. Solo quando la popolazione si fece più numerosa furono costruiti i primi edifici in muratura. Il disboscamento delle falde del monte fece sì che si formasse un canale che andava da Nord a Sud e lungo il quale sorse il principale nucleo di abitati. Quel “canale” corrisponde al nostro attuale Corso della Repubblica. Di seguito sorsero lungo questo corso anche i principali esercizi commerciali, le prime abitazioni, le botteghe artigiane e la prima “piccola chiesa”, oggi chiamata “Oratorio”. La principale parrocchia, che rappresenta uno degli edifici più importanti, oggi è dedicata a “Santa Maria Assunta in Cielo”. Dopo l’annessione allo Stato Italiano assunse il nome di Canale Monterano grazie alla sua forma originaria ed alla presenza degli abitanti di Monterano.


Cerveteri
Cerveteri è un comune di 34.912 abitanti della provincia di Roma, antica città del Lazio che risale all’epoca etrusco-romana. Il suo nome deriva da Caere Vetus, così chiamata nel XIII secolo per distinguerla da Caere Novum (l’attuale Ceri ). Altri antichi toponimi della città sono Cisra (per gli Etruschi), Agylla (per i Greci). Si affaccia sul Mar Tirreno e si trova a 42 km di distanza da Roma. È collegata alla rete ferroviaria regionale dalla Stazione di Ladispoli e dalla Stazione di Marina di Cerveteri (sita nella frazione di Cerenova ), dalla quale passano treni provenienti da Roma e che raggiungono Civitavecchia, Pisa e Grosseto. Da Cerveteri si accede alla Necropoli etrusca del Sorbo e alla Necropoli etrusca della Banditaccia, una delle necropoli più monumentali del Mar Mediterraneo, dichiarata nel 2004 dall’ Unesco, assieme a quella di Tarquinia, patrimonio mondiale dell’umanità. Nella zona nuova del paese sorgono gli istituti d’istruzione Scuola Statale Media “Salvo D’Acquisto” sita in Via Settevene Palo ed il comprensorio IIS “Enrico Mattei” comprendente Liceo Linguistico, Liceo Scientifico, Istituto Turistico, Ragioneria.
Ladispoli
Le prime testimonianze di attività umana nel territorio dell’odierna Ladispoli si datano nel tardo neolitico tra il 3000 e il 2000 a .C. I primi resti umani sono costituiti dalle punta di freccia tardo-neolitiche rinvenute nella palude di Torre Flavia. L’attuale Ladispoli sorge sul vecchio porto di Alsium, uno dei tre porti insieme a Caere (Santa Marinella) e Punicum (Santa Severa) della città etrusca di Cerveteri. Il castello di Palo fu feudo degli Orsini e venne acquistato nel 1693 dagli Odescalchi; passò quindi per vendita al duca Grillo di Genova e al marchese Carlo Loffredo di Treviso, per tornare quindi ancora agli Odescalchi nel 1870. Nel 1884 Livio Odescalchi fece donazione del possedimento di Palo al figlio secondogenito, Ladislao, che prese residenza nel castello. Intorno a questo era cresciuto un piccolo borgo e per allontanarne gli abitanti e i villeggianti, il principe Odescalchi fondò nel 1888 la cittadina che da lui prese il nome, in una striscia di terreno tra i torrenti Vaccina e Sanguinara. Il tracciato fu opera dell’ingegnere Vittorio Cantoni e da allora è preda di costruttori di ogni tipo, che hanno costruito in tutto il territorio.
Nel territorio si trovano le due necropoli etrusche di “Monteroni ” (tombe a tumulo, riferibili probabilmente alla città di Alsium e databili tra il VII e il V secolo a.C., in maggioranza oggi scomparse) e di “Vaccina” (comprendente circa 60 tombe scavate nella roccia (VII – VI secolo a.C. , probabilmente pertinenti ad un insediamento dipendente da Caere sorto sulla foce del fosso Vaccina, o Caeretanus amnis). Sono state attualmente riscoperte molte ville romane utilizzate dalla seconda metà del III secolo a.C. fino al V secolo d.C. Di alcune di esse sono stati rinvenuti cospicui resti come nel caso della (“Villa di Pompeo” nella frazione di Marina di San Nicola, della “villa della Posta Vecchia” situata presso il bosco di Palo, della “villa di Marina di Palo”, nei cui pressi si trovano anche le vestigia di una cisterna e di un monumento funerario, ma anche altre ville meno cospicue come la “villa della Grottaccia”, e la villa di “Vaccina”. Un insediamento fortificato detto (“Castrum Statua“) era sorto su un’antica stazione di posta romana sulla via Aurelia, presso i resti di un ponte sul fosso Cupino, ma a oggi non ne rimangono che sporadici resti. Il Castellaccio dei Monteroni, un raro esempio di casale fortificato costruito nel XIV secolo sul percorso della via Aurelia, per lunghissimo periodo utilizzato per l’agricoltura e stato poi abandonato e occupato da abusivi. In esso si è anche girato la scena finale del film “La grande guerra” dove i due improbabili eroi vengono fucilati dalle truppe austriache. Attualmente giace abbandonato a causa della mancanza di accordi tra i due proprietari, il comune, e l’ente pubblico dell’agricoltura. Del Cinquecento è la cosiddetta “torre Flavia” ristrutturata dal cardinale Flavio Orsini, una delle torri di avvistamento che facevano parte di un sistema difensivo contro i Saraceni comprendente 61 torri volute dal governo pontificio lungo tutta la costa laziale.
Danneggiata dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale e immersa nel mare a causa dell’erosione della costa, fu protetta negli anni ’70 da una diga di pietra. La Sagra del Carciofo Romanesco: nata nel 1950, a seguito di un crescente successo negli anni ha ospitato personaggi famosi del mondo dello spettacolo come Ron, Renzo Arbore, Gigi Sabani. Dal 2000 è riconosciuta come Fiera Regionale, nel 2006, ha visto partecipare circa 300.000 persone, e nel 2007 è diventata “Fiera Nazionale”. Nella fiera sono presenti stand di tutte le regioni italiane per la promozione dei relativi prodotti tipici, oltre alle delegazioni dei paesi gemellati: Heusenstamm (Germania), Benicarlò (Spagna), Castroville (California-USA) ed altre.


Tolfa
Tolfa è un centro agricolo dei Monti della Tolfa, pittorescamente addossato a scoscese rupi trachitiche, sul versante meridionale del gruppo. La parte vecchia, immediatamente sottostante alla rocca oggi diruta, ha una caratteristica pianta a semicerchio, adattata alla forma del colle conico; da essa si diramano tre appendici più recenti, protese ai lati delle principali vie di accesso. La natura vulcanica e la presenza di numerosi minerali metallici ha facilitato l’insediamento umano.
Il nome Tolfa ha origine incerta, potrebbe derivare da “Tulphae”, dalla radice tol- (sollevare), riferito alla sua posizione geografica. Secondo un’altra ipotesi potrebbe riferirsi al nome di un principe longobardo, forse Agilulfo o Ataulfo. Nel territorio della Tolfa sono ben documentate, tramite ritrovamenti archeologici, l’età della pietra (in particolare Paleolitico e Neolitico) e l’età del rame. Attestata con notevole ricchezza di fonti archeologiche dirette è l’età del bronzo (ultimo quarto del III millennio a.C.-inizio del I millennio a.C.). L’area era densamente popolata da villaggi che gradualmente si stabilizzano, attraverso un processo di selezione in favore delle sedi più idonee ai sistemi di vita in progressiva trasformazione via via i gruppi si concentrano in luoghi ben circoscritti e difesi dove l’abitato prospera specialmente nel Bronzo Finale. Il vecchio nucleo ha case di pietra di probabile struttura medievale e vari palazzetti dal secolo XIV al secolo XIX, in maggioranza di semplici forme barocche, come in via Annibal Caro, dove si nota pure un tabernacolo seicentesco di gusto berniniano. Notevoli sono i resti delle mura castellane e della grandiosa rocca dei Frangipane. Nel palazzo comunale vi è una raccolta di antichità etrusco-romane. La collegiata si presenta in forme dei secoli XVIII-XIX, con prevalente impronta neoclassica, così come il vicino seminario diocesano.
Di armonica architettura neoclassica è la chiesa di Santa Maria della Sughera, nei dintorni. Le coltivazioni agricole prevalenti sono quelle dei cereali, degli ortaggi e della vite. Importante è l’allevamento del bestiame con gli allevamenti di bovini maremmani e dei famosi cavalli tolfetani. Industrie per l’estrazione del caolino e varie altre attività artigianali completano il panorama economico del paese. Presente anche il commercio del legname e un certo turismo estivo. La produzione artigianale di Tolfa trova nella borsa “Catana” la sua massima espressione. La “Catana” nasce addirittura nel 1575, ad opera di un tale “Mastro Stefano”. Negli anni 70′ la “Catana” sbarca addirittura in America e negli anni 80′ era in Italia la “borsa di Tolfa”, diffusissima tra gli studenti.
Allumiere
A qualche distanza dal centro abitato, nell’area circostante la Macchia di Palano, sono stati individuati notevoli resti di industria litica riferibile per la maggior parte al Paleolitico medio. Non mancano ritrovamenti riconducibili ad epoca neolitica; si tratta di gruppi di frammenti ceramici associati a lame di selce e ad altri strumenti di pietra, nonché a numerosi frammenti di lame di un vetro vulcanico detto ossidiana, proveniente attraverso antichissimi scambi commerciali (V-IV millennio a.C.) da Lipari. I principali abitati neolitici sono stati individuati alle Tufarelle, a Ripa Maiale e a Codata delle Macine.
Una manifestazione di carattere regionale è il ‘ Palio delle Contrade che si svolge la prima domenica dopo il 15 agosto di ogni anno dal 1965 preceduta – la sera antecedente – da una cena e festa danzante in ogni rione. Dopo una sfilata di comparse in costume di epoca rinascimentale e l’esibizione di gruppi di sbandieratori rappresentanti i sei rioni o contrade comunali (Burò, Ghetto, La Bianca, Nona, Polveriera, Sant’Antonio) segue il palio, che consiste in una gara di corsa con asini (sumari), al termine della quale viene consegnato al vincitore un drappo dipinto (cencio) che verrà festeggiato, la sera stessa, presso la contrada vincitrice. Lo svolgimento della gara è suddiviso in tre batterie in ognuna delle quali viene assegnato un punteggio in base all’ordine di arrivo (12 punti al primo classificato, 10 al secondo, 8 al terzo e così via fino all’ultimo che guadagna 2 punti). Al termine delle tre gare, il rione col maggior numero di punti è proclamato vincitore. In caso due rioni abbiano totalizzato lo stesso numero di punti, viene organizzata una gara di spareggio. Oltre che nel palio vero e proprio, i sei rioni gareggiano anche per i migliori costumi e sbandieratori. Come ogni tradizione folkloristica, anche il palio di Allumiere ha i suoi riti e le sue scaramanzie. Ogni contradaiolo, infatti, legge in maniera cabalistica l’assegnazione dei posti di partenza (le gabbie) che avviene la domenica mattina in un sorteggio pubblico nell’aula consiliare e viene seguito in tempo reale dalla popolazione in piazza tramite altoparlanti. Alcune contrade svolgono, per tradizione, la cena conviviale sempre nello steso giorno (p.e. quella del rione Polveriera si svolge sempre il venerdì precedente); ci sono contradaioli che non vogliono andare a vedere il “Cencio” esposto in chiesa perché dicono che porti sfortuna, altri invece che lo vanno a vedere soltanto la sera della processione della Madonna dell’Assunta.


Sutri
Sutri (VT) è un comune con poco più di seimila abitanti, dista circa 34 km dal capoluogo e circa 50 km da Roma (circa 35km dall’uscita Cassia Bis del GRA ). Sutri sorge su un imponente rilievo di tufo che domina la via Cassia. Le sue origini sono molto antiche e presenta evidenti testimonianze del suo passato: un anfiteatro romano completamente scavato nel tufo, una necropoli etrusca formata da decine di tombe scavate nel tufo, mura etrusche incorporate da quelle medievali, un mitreo incorporato da una chiesa (della Madonna del Parto), un Duomo di origine romanica. Il comune di Sutri ha ricevuto nel 2003 dal Touring Club Italiano e dalla Regione Lazio la Bandiera Arancione come attestato di qualità turistica ed ambientale.
La storia di Sutri (anticamente Sutrium) è testimoniata dai numerosi ritrovamenti archeologici nella zona appartenenti a diverse epoche. Le sue origini sono molto antiche, probabilmente risalenti all’età del bronzo. La sua fondazione è, secondo la leggenda, da attribuirsi ad un antico popolo di navigatori orientali, i Pelasgi. Altre leggende parlano della fondazione da parte di Saturno, che appare a cavallo con tre spighe di grano in mano nello stemma ufficiale del comune. Ebbe un forte sviluppo nel periodo di dominazione etrusca, come centro agricolo e commerciale. Come passaggio obbligato per l’ Etruria, fu conquistata definitivamente nel 383 a.C. dai Romani, dopo la caduta di Veio. Successivamente sostenne il passaggio di diverse orde barbariche in viaggio per la via Cassia alla volta di Roma, fungendo da baluardo del consolato e dell’impero.
I dintorni del lago di Bracciano
Le bellezze naturali e paesaggistiche, i retaggi storici e culturali, il patrimonio archeologico ed artistico: questi gli ingredienti che fanno del lago di Bracciano una meta turistica quanto mai apprezzata. Tre insediamenti sorgono sulle sue sponde: Bracciano, Trevignano Romano e Anguillara Sabazia. Anche i territori di Manziana, dalla cui piazza si gode un meraviglioso panorama su tutto il bacino lacustre, Oriolo, Monterosi e Sutri lambiscono la conca del lago.


Con una superficie di 57 chilometri quadrati è il secondo lago del Lazio (dopo quello di Bolsena) e uno dei maggiori d’Italia; di origine vulcanica, ha un perimetro circolare di circa 32 Km. Lo specchio dell’acqua a 165 metri sopra il livello del mare, il punto più profondo a 165 metri, acqua dolce e riserva idrica per Roma: un lago da bere.
Il lago è circondato da boschi, oliveti ed orti. Il suo emissario è il fiume Arrone, che è situato nelle adiacenze di Anguillara e che sbocca nel mare Tirreno presso Fregene. Una “chiusa” costruita alla fine del Settecento ed ancora oggi perfettamente funzionante dopo opportuni restauri, oltre a mantenere costante il livello del lago, alimenta l’acquedotto Paolo, costruito appunto dal Papa Paolo V agli inizi del Seicento per dotare di risorse idriche il Vaticano.


Bracciano sorge in una località abitata fin dall’epoca etrusca, come è testimoniato dalla necropoli in località “Colonnette”; ebbe grande importanza in epoca rinascimentale, quando divenne feudo degli Orsini; nel 1696 il feudo passò agli Odescalchi.
La storia di Bracciano ruota intorno al magnifico Castello la cui mole domina tutto l’abitato; si tratta, per le caratteristiche strutturali ed architettoniche e per l’ottimo stato di conservazione, di uno dei più importanti castelli d’Italia. Fu fatto costruire da Napoleone Orsini ed i lavori, iniziati nel 1470, furono terminati nel 1485; vi soggiornarono, tra gli altri, il re di Francia Carlo VIII, Papa Sisto IV, Marcantonio Colonna.


Nelle numerose sale si trovano varie opere pittoriche di grande pregio (tra cui affreschi di Antoniazzo Romano e di Taddeo Zuccari), busti ed altre sculture marmoree e bronzee, bei camini, pregevoli soffitti lignei, ceramiche, armi, armature e, nella “sala etrusca”, vetrine con reperti archeologici di Cerveteri e Palo; da vedere la grande cucina ad archi e volte con arredamento completo.
Per quanto riguarda gli edifici religiosi di Bracciano, segnaliamo le due chiese barocche di S. Maria Novella (con annesso chiostro degli Agostiniani) e di S. Stefano con campanile cinquecentesco. Il centro abitato presenta un tipico nucleo medioevale, con le caratteristiche, tortuose stradine ed una parte rinascimentale, con case e botteghe del XV e XVI secolo.


La frazione di Castel Giuliano rappresenta un interessante esempio di insediamento agricolo seicentesco: si sviluppa su tre file parallele di case a due piani costruite secondo un’unica tipologia; le case terminano su un piazzale dominato dal castello padronale; Castel Giuliano fu feudo dell’ospedale di S.Spirito e, in seguito, della famiglia Patrizi.
In località Bagni di Vicarello numerosi i retaggi di epoca romana: il toponimo Vicarello si rifà al Vicus Aurelii latino, mentre i Bagni, stabilimenti termali, altro non sono che le famose Terme romane denominate “Acquae Apollinares”; nella zona, infatti, sono numerosi i resti delle Terme e di ville romane di età imperiale. Proprio tra le rovine di queste Terme furono rinvenuti, insieme con molto altro materiale, i celebri bicchieri d’argento lavorato esposti al Museo Nazionale Romano.


Il delizioso borgo di Trevignano Romano, dominato dai ruderi della rocca degli Orsini, sorge in una località già abitata dagli etruschi: si tratta dell’antica Sabatia, cui si riferisce il nome latino del lago (Sabatinus lacus). La necropoli di Sabatia si trova in località Olivetello; nelle sue tombe sono stati rinvenuti corredi di particolare bellezza, che sono esposti, insieme con altre interessantissime suppellettili, nell’ “Antiquarium” ospitato nel Palazzo comunale di Trevignano.
Attraverso la porta che si apre sotto l’orologio si accede al suggestivo nucleo storico dell’abitato; vi si trova, oltre al già citato Palazzo comunale con il bel portico cinquecentesco, la chiesa dell’Assunta, al cui interno si può ammirare un magnifico affresco del 1517 “Transito e incoronazione di Maria” di autore ignoto.


Il terzo centro rivierasco, Anguillara Sabazia è un grazioso borgo situato su un promontorio che si specchia nelle acque del lago; fu feudo prima degli Anguillara, poi degli Orsini. Una monumentale porta cinquecentesca con orologio immette nella Piazza del Comune con il Palazzo baronale, pure cinquecentesco, al cui interno si trovano pregevoli affreschi; interessanti opere pittoriche si possono ammirare anche nella settecentesca Collegiata dell’Assunta. Il borgo è dominato dal bel castello quattrocentesco degli Orsini
Nei dintorni di Anguillara si trovano i resti di grandiose costruzioni romane: i ruderi di una ricca villa del I secolo a.C. con un’ampia esedra decorata da ninfei e, in altra località non lontana le rovine di una villa del II secolo a.C. inglobate, nel secolo VIII, nel convento di S.Stefano e dette, perciò, Mura di S.Stefano o “Muracci”.


Notevoli, da un punto di vista eminentemente storico, a parte la bellezza del luogo, le rovine di Monterano antica, costituite dai resti di alcuni edifici e dal castello medioevale sulla sommità di un colle. Il luogo fu abbandonato al principio del secolo scorso per la malaria e la mancanza di acqua; e gli abitanti si concentrarono in quello che oggi è Canale Monterano.
Musei e dimore storiche, siti archeologici, ruderi e fontanili. Un patrimonio storico dall’antichità fino ai giorni nostri. Da segnalare, non solo per gli appassionati di aviazione, il Museo Storico dell’Aeronautica Militare a Vigna di Valle


Orti botanici, boschi incantevoli, monumenti naturali legati all’attività vulcanica: i dintorni del lago sono ricchi di attrazioni ambientali, protetti e ben conservati all’interno del Parco regionale di Bracciano e Martignano. Luoghi da scoprire in una natura incontaminata.
Il lago di Bracciano come riserva idrica per la capitale, vanta acque limpidissime che invitano al bagno e a numerose attività sportive: nuoto, vela, windsurf, canoa, dragon boat, sub.


Non mancano le specialità gastronomiche della zona dove il pesce è, ovviamente, il principale protagonista. Anguille e filetti di pesce persico, coregone, broccoletti, funghi, cacciagione e vino bianco sono le pietanze più appetitose, preparati e serviti nei numerosi ristoranti intorno al lago.
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